Il CNI è favorevole all’IMU sulle case affittate. Assoedilizia: gli immobili che generano reddito sono già tassati

L’ennesima preoccupante fotografia della crisi del settore edilizio è stata presentata ieri dal presidente dell’Ance Paolo Buzzetti in occasione dell’Assemblea annuale dei costruttori (LEGGI TUTTO), tenutasi a Roma alla presenza del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Filippo Patroni Griffi, del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e del vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani.
L’Imu ha contribuito al crollo delle compravendite immobiliari
Uno dei fattori che senza dubbio contribuiscono alla crisi del settore è l’Imposta municipale unica (IMU). Rispetto a 6 anni fa, l’acquisto di nuove abitazioni da parte delle famiglie ha subito un crollo di 74 miliardi, e “l’Imu ha contribuito in modo determinante a questa caduta”, ha affermato Buzzetti, poiché “ha comportato un aumento del prelievo patrimoniale del 367% e contribuito a bloccare il mercato dell’affitto”. È quindi urgente rivedere l’imposta.
Quante sono e quanto valgono le case di lusso e i capannoni
Il Governo Letta, in vista della complessiva revisione della tassazione degli immobili da varare entro il 31 agosto, ha sospeso il pagamento della rata di giugno dell’Imu sulla prima casa. Questa sospensione non ha però riguardato le case di lusso e i capannoni delle imprese: secondo le tabelle elaborate dal ministero dell’Economia, in Italia gli immobili di lusso sono solo 73.273 e hanno un valore di quasi 499.000 euro, mentre un’abitazione media non di lusso vale 79.140 euro. I capannoni industriali sono 1,4 milioni e hanno in media un valore pari a 470.391 euro.
Zambrano (CNI): sì all’Imu sugli immobili che producono reddito
Sul tema dell’abolizione dell’Imu anche il Consiglio nazionale degli ingegneri (CNI) ha presentato la sua ricetta. “L’azione del Governo potrebbe essere orientata a prevedere questa tassa solo sugli immobili che producono reddito, andando ad incidere su tutte quelle situazioni che generano introiti”, propone il presidente Armando Zambrano. Un meccanismo dunque che sposti il raggio d’azione dal valore della proprietà a quello del reddito, evitando così che si possa associare ad una sorta di “tassa espropriativa”.
Assoedilizia: gli immobili che producono reddito sono già tassati
Su questo punto, però, Assoedilizia avverte che gli immobili che producono reddito sono già gravati dalle tasse sul reddito prodotto. Secondo Confedilizia, l’Imu non può essere progressiva: “L’articolo 53 della Costituzione recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” Come viene normalmente inteso questo articolo? Nel senso di “chi più ha, più paghi”. Ovviamente, in bocca a molti sputasentenze non si fa alcuna differenza fra reddito e patrimonio”, sottolinea il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani. “Eppure, la disponibilità di beni che non producono reddito non fornisce alcuna “capacità contributiva” al cittadino. Infatti, per “concorrere alle spese pubbliche” costui è costretto o a ricorrere a redditi diversi da quelli (non) derivanti dal proprio patrimonio o ad alienare una parte del patrimonio stesso per trarne un introito da girare in conto imposte. In entrambi i casi viene impoverito, come ovviamente capita per qualsiasi obbligo tributario, ma non già sui propri redditi, come è invece nel caso d’imposte non patrimoniali”, osserva il numero uno di Confedilizia.
da www.casaeclima.com