I parametri determinano corrispettivi maggiori delle vecchie tariffe e non si basano su un’analisi di mercato

Con il parere n. 0014435 del 6 febbraio 2013, inviato al Ministero della Giustizia, l’Autorità di vigilanza sugli appalti osserva che i parametri per il calcolo dei corrispettivi “non sembrerebbero riconducibili ai risultati di un’analisi di mercato, ma piuttosto a un approccio pragmatico che ha assunto quali riferimenti le precedenti tariffe e quelle del recente DM 240/10”.
Corrispettivi più alti delle tariffe
Secondo l’AVCP, nel decreto i parametri così definiti rischiano di determinare dei corrispettivi più alti rispetto a quelli delle tariffe professionali. Un’analoga osservazione, ricordiamo, è stata fatta anche dal Consiglio superiore dei lavori pubblici (leggi tutto), che ha rilevato la non conformità del regolamento al vincolo fissato dalla Legge n. 27/2012 che prevede il non superamento dei compensi di cui al D.M. 4 aprile 2001.
Il ricorso ai parametri, osserva l’Autorità di vigilanza, “deve essere effettuato nel rispetto del Codice dei contratti pubblici (Dlgs 163/06) che indica che le stazioni appaltanti hanno la possibilità non l’obbligo di rifarsi alle tariffe professionali”. Quindi, qualora i parametri del regolamento “conducano a corrispettivi, da ritenersi quale massimo di riferimento, superiori”, le stazioni appaltanti possono determinare l’importo della prestazionetenendo in considerazione le esperienze di affidamento precedenti e l’andamento del mercato.
I suggerimenti dell’Autorità
Secondo l’AVCP, nella predisposizione degli atti di gara deve essere previsto l’obbligo per il responsabile del procedimento di accertare il non superamento degli importi delle precedenti soglie tariffarie, “con conseguente violazione del vincolo di cui al comma 2 dell’art. 1 del DM in esame”. Nel caso in cui i valori superassero quelli delle precedenti tariffe, il prezzo a base d’asta andrebbe ridotto almeno del valore ricavabile dalle precedenti soglie.
da www.casaeclima.com