L’INU auspica che in sede di approvazione del Ddl da parte del Parlamento vengano superati alcuni limiti presenti nella proposta

Lo ha spiegato il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, intervenendo nel corso della conferenza stampa che si è tenuta venerdì scorso a Palazzo Chigi, al termine del Consiglio dei Ministri che ha dato il primo via libera al disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo (leggi tutto).
“Vogliamo – ha precisato Catania – interdire i cambiamenti di destinazione d’uso dei terreni che hanno ricevuto i fondi dall’Unione Europea, infatti abbiamo previsto che queste superfici restino vincolate per 5 anni. Inoltre, il provvedimento interviene sul sistema degli oneri di urbanizzazione dei Comuni. Nella normativa attualmente in vigore è previsto che le amministrazioni possono destinare parte dei contributi di costruzione alla copertura delle spese comunali correnti, distogliendoli dalla loro naturale finalità, cioè il finanziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Questo fa sì che si crei una tendenza naturale delle amministrazioni e dei privati a dare il via libera per cementificare nuove aree agricole anche quando è possibile utilizzare strutture già esistenti. Le nuove norme avranno sicuramente un impatto su questo fenomeno”.
Soddisfazione dell’INU
Grande soddisfazione per l’approvazione dal parte del Consiglio dei Ministri del Ddl è stata espressa in una nota dall‘Istituto Nazionale di Urbanistica. Si tratta, commenta l’Inu, di una proposta che riguarda due temi vitali per il futuro del Paese, quali il ruolo ancora più positivo dell’attuale che potrebbe avere l’agricoltura nello sviluppo dell’economia italiana e la prospettiva di sostenibilità che una riduzione del consumo di suolo, risorsa ambientale finita e non riproducibile, comporterebbe per lo sviluppo del territorio italiano e la riqualificazione delle città.
La riduzione del consumo di suolo, in particolare, non riguarda solo le problematiche, pur importantissime del paesaggio, una ricchezza nazionale da tutelare e valorizzare, ma più in generale quelle ecologiche profonde, per le conseguenze negative che un incontrollato ed eccessivo consumo di suolo determina sulla capacità di rigenerazione delle risorse ambientali riproducibili, sulla stabilità e sulla sicurezza del sistema idrogeologico, sui cambiamenti climatici troppo spesso fonte di eventi disastrosi, sull’aumento dei consumi energetici.
L’Inu ricorda, inoltre, come dal 2009 abbia dato vita insieme a Legambiente al Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo, una struttura di ricerca appoggiata al Politecnico di Milano che in quattro anni ha evidenziato attraverso i tre Rapporti presentati le conseguenze negative del consumo di suolo, ha messo in ordine i conti dello stesso consumo al di là delle stime catastrofiche o minimizzanti prima circolanti, ha approfondito le modalità di computo e ha evidenziato le politiche più efficaci per contrastarlo. L’Inu considera quindi questa prima proposta legislativa anche come un successo della propria iniziativa, impegnandosi nella continuazione dell’attività di ricerca e di proposta già intrapresa.
I limiti del disegno di legge
L’Istituto nazionale di urbanistica, tuttavia, auspica che in sede di approvazione del ddl da parte del Parlamento vengano superati alcuni limiti presenti nella proposta, come l’individuazione delle aree agricole sulla base delle previsioni della strumentazione urbanistica o la stessa proposta di contenimento del consumo di suolo alle sole aree agricole, dimenticando l’ampio patrimonio naturalistico non coltivato, anch’esso fonte di equilibrio ecologico e qualità paesaggistica. L’Inu, al contempo, sollecita l’inserimento di adeguati strumenti per garantire il contenimento del consumo di suolo più efficaci di quelli indicati nella stessa proposta, quali un nuovo regime fiscale che penalizzi tale consumo e incentivi il necessario processo di riqualificazione urbana, sulla scorta delle migliori esperienze europee in materia.
Affrontare la riforma del governo del territorio
L’Inu ricorda, infine, come i due temi principali affrontati dal disegno di legge siano parte di una più generale riforma del governo del territorio che l’Italia attende da molti decenni e che, in particolare, è stata resa obbligatoria dalla legge di riforma costituzionale 3/2001. Pur ribadendo la massima condivisione per la proposta presentata e assicurandone il più adeguato sostegno in base alle proprie possibilità, l’Istituto nazionale di urbanistica ricorda al Governo la necessità di affrontare al più presto la riforma del governo del territorio, necessaria anche per lo sviluppo e la crescita economica del Paese.
da www.casaeclima.com