La comunicazione al Comune, la PAS e l’Autorizzazione unica sono tra le procedure che creano meno difficoltà agli ingegneri

Per il 46,5% si è trattato della procedura più semplice, la comunicazione al Comune, destinata ai piccoli impianti. Il 20,2% ha presentato la procedura abilitativa semplificata (Pas), più articolata rispetto alla Comunicazione, e destinata ad impianti sotto una certa soglia di potenza. Il restante 33,3% si è cimentato con la procedura, relativamente più complessa, dell’autorizzazione unica (Au) per gli impianti al di sopra di prefissate soglie di potenza.
Le comunicazioni al comune hanno riguardato nella grandissima maggioranza dei casi l’installazione di impianti fotovoltaici (88,2%). Pur non essendo numerosissime le “amministrazioni digitali”, il 25,5% degli ingegneri ha potuto inviare la domanda per via telematica. Le amministrazioni hanno richiesto nuova documentazione ad integrazione della domanda solamente nel 34,7% dei casi, un numero considerevolmente inferiore rispetto a quelli osservati per quasi tutte le altre procedure.
Relativamente semplici le procedure per le rinnovabili
La “relativa” semplicità della procedura si riflette nella valutazione che gli ingegneri danno sul suo essere business friendly. In una scala da 1 (poco) a 5 (molto), gli intervistati assegnano al procedimento un voto medio di 2,64. Il 31,8% ha dato 3 e il 15,9% ha indicato 4. Tale valutazione, essendo comunque ancora sbilanciata verso il basso, lascia intendere che anche per tale procedura siano possibili ampi margini di miglioramento.
Gli ingegneri bocciano la Via: troppo complessa e lenta
Una delle procedure che i professionisti sono tenuti a seguire nell’esercizio della loro attività è la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), che gli ingegneri giudicano di gran lunga la più complessa e lenta.
Circa il 9% degli ingegneri ha avuto esperienza professionale diretta della procedura di Via nell’ultimo anno. La gran parte delle domande (88,3%) è stata indirizzata agli enti locali, mentre un numero ridotto a livello statale. La Via nazionale ha riguardato principalmente la costruzione di strade (14,8% degli interventi), l’installazione di centrali termiche ed altri impianti di combustione (16,4%), la costruzione di raffinerie e impianti di gassificazione (16,4%) e la costruzione di porti e terminali marittimi (4,9%). La Via “locale” concerne opere di minore complessità e di probabile minore impatto.
La Valutazione di impatto ambientale risulta essere tra le procedure più “laboriose”, sia per la varietà dei soggetti coinvolti, sia per le innumerevoli richieste cui i professionisti devono far fronte. I tempi necessari per ottenerla risultano, in generale, abbastanza lunghi, con un quadro di insieme particolarmente variegato. In media sono necessari 337 giorni per ottenere la Via: è la più “lenta” nella graduatoria tra tutte quelle osservate. Solo una piccolissima parte degli intervistati (2,3%) dichiara di aver impiegato meno di 30 giorni per ottenerla, cui si aggiunge un altro 6% che afferma di avere atteso fino a due mesi ed un ulteriore 13,3% fino a 3 mesi (in totale meno di un quarto degli intervistati). Occorrono, invece, fino a 6 mesi per l’11,2% degli ingegneri, cui fanno buona compagnia un altro 9,6% che aspetta fino a 9 mesi e un ulteriore 8,8% fino ad un anno. Tuttavia ben il 17,7% degli intervistati dichiara di dover attendere oltre un anno e un 16% oltre due anni. Insomma, per oltre un terzo degli interventi avviati si può arrivare fino a due anni di attesa per ottenere la valutazione di impatto ambientale.
Gli intervistati bocciano senza mezzi termini la facilità della procedura ritenendola molto poco business friendly. Assegnano ad essa una valutazione media di 1,93 in una scala che va da 1 (poco business friendly) a 5 (molto), con il 44,6% del campione che gli assegna il peggior voto (1).
da www.casaeclima.com