Spazi inutilizzati che diventano alberghi temporanei. Una soluzione che potrebbe essere adottata anche a Milano in vista di Expo 2015
Per risolvere il problema degli spazi inutilizzati, soprattutto quelli che una volta erano occupati da uffici, un gruppo di architetti danesi (Pink Cloud) ha deciso di adibirli a strutture alberghiere temporanee: i pop-up hotel, strutture abitative temporanee e dalle dimensioni ridotte principalmente realizzati per rispondere alle esigenze di una società in continuo movimento.
A NEW YORK. Un concetto quindi non del tutto sconosciuto, ma che nella Grande Mela potrebbe risolvere sia il problema dei 17 milioni di metri quadrati di spazi inutilizzati, sia quello di creare maggiori alloggi turistici per i visitatori che ogni anno invadono la città. Basti pensare che solo lo scorso anno i visitatori a New York sono stati 52 milioni.

MODELLO ESPORTABILE. Sicuramente questo modello potrebbe essere esportato anche in altre città. Non in ultimo lo si potrebbe attuare proprio nel capoluogo lombardo che, nel 2015, vedrà con l’Expo 2015 un aumento quasi sicuro dei suoi visitatori. Un problema che attanaglia la città è infatti quello dell’invenduto, tanto che a fine 2013 è previsto il picco di edifici terziari sfitti, circa il 14% del patrimonio. Adibire dunque questi spazi a strutture alberghiere temporanee potrebbe essere una soluzione sia per utilizzare spazi già esistenti, sia per non costruire nuovi hotel che molto probabilmente dopo l’Esposizione Universale del 2015 rimarrebbero vuote e inutilizzate.
ESEMPIO TEDESCO. Tra gli esempi di pop-up hotel utilizzabili anche nella città di Milano troviamo l’hotel itinerante Sleeping Around di Anversa. Si tratta di container marittimi riciclati e trasformati in stanze dotate di tutte le comodità. Sleeping Around comprende quattro container trasformati in altrettante stanze, un container bar/ristorante e un altro che ospita una sauna a disposizione degli ospiti.
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ANVERSA |
LONDRA. Soluzioni più “creative” e originali di pop-up hotel sono state invece adottate a Londra (Regno Unito), Gent (Belgio), in Spagna e in Svezia. Ad esempio, a Londra sul tetto della Queen Elizabeth Hall al Soutbank Centre di Londra si trovava una barca adibita proprio a questo scopo. All’interno della piccola nave infatti si trova un mini appartamento dotato di tutti i comfort: una camera doppia con bagno, una piccola cucina, una biblioteca e un balcone da cui godere una vista della metropoli.
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LONDRA |
GENT. Sempre in Europa un altro esempio di pop-up hotel è stato realizzato a Gent, in Beligo. Qui il giapponese Tatzu Nishi ha ideato un container nei pressi della stazione della cittadina, costruito su ponteggi alti 23 metri.
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GENT |
ESEMPIO SPAGNOLO. Anche in Spagna lo studio Urban Square ha progettato DROP, un micro-hotel mobile, progettato espressamente per l’utilizzo in scenari naturali. Composta da legno modulare ed elementi in acciaio, la struttura, eco-friendly, è rialzata dal terreno per minimizzare l’impatto ambientale. Una grande finestra sferica permette il passaggio della luce e può essere completamente aperta.
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DROP |
SVEZIA. Infine, in Svezia lo studio Tham & Videgard ha realizzato un micro-hotel sospeso su un albero. Il progetto si basa su una profonda riflessione sul dialogo tra uomo/natura e sull’utilizzo di materiali innovativi.
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SVEZIA |